Con repressione si intendono quegli atti volti a frenare e controllare atti considerati nocivi alla comunità, generalmente ha accezione negativa,
poiché intesa come l'oppressione o la persecuzione di un individuo o di un gruppo di individui per ragioni politiche, etiche o religiose.
Noi parleremo di un'era della repressione che riguarda la privacy degli individui e le loro libertà.
Khashoggi è un giornalista che dopo aver denunciato le storture del governo dell’Arabia Saudita si è ritirato in esilio volontario in Turchia. I primi di ottobre del 2018 si è dovuto recare nel consolato dell’Arabia dove venne torturato e ucciso. L’omicidio diventa così un simbolo dell’attività di repressione della libertà di parola e critica del governo dell’Arabia Saudita.
Al centro di tutta la vicenda c'è un programma informatico, PEGASUS, che ha permesso agli assassini di Khashoggi di spiarlo e tenere sotto controllo ogni suo movimento hackerando il suo telefono è quello della sua fidanzata.
Gli studi dimostrano che sono migliaia le persone controllare da uno spyware come pegasus, gli spyware sono dei software per lo spionaggio che spesso sono decisivi nell’identificazione e uccisione di giornalisti o attivisti.
Citizen Lab si occupa di studiare come le tecnologia dell’informazione sono usate per minare i diritti umani e la sicurezza globale.
Il Catalan Gate mostra chiaramente come lo spionaggio digitale effettuato con gli spyware sia una guerra geometrica variabile dove l’uso di uno spyware non garantisce che non possa essere usato contro di noi da qualcun altro.
Pegasus è solo uno dei tanti spyware ottimizzati per rendere impercettibile lo spionaggio e vengono venduti principalmente ai governi da essere impiegati nelle operazioni antiterroristiche ma abbiamo visto che non sempre è così.
Ad Hong Kong nel 2005 vennero installate delle telecamere
per fornire sorveglianza sugli spazi pubblici.
Queste telecamere sono collegate ad una rete che manda segnali ad un sistema centrale che identifica le persone
grazie ad un'intelligenza artificiale di riconoscimento facciale.
Nel 2019 a causa di questa tecnologia, le persone iniziarono ad andare sulle strade con gli ombrelli per non
farsi identificare dalle telecamere come segno di protesta.
Nel 2020 due giornalisti hanno scoperto l'installazione di 16 telecamere che monitoravano non solo i
cittadini ma anche i migranti che volevano arrivare in Svizzera.
Nel febbraio dello stesso anno il garante della privacy ha emesso un provvedimento perchè queste telecamere
non potevano essere considerate legali.
Fino al 2018 il garante della privacy ha concesso l'utilizzo di una tecnologia di riconoscimento facciale
alla polizia.
Questa tecnologia prende il nome di SARI, essa ha due moduli diversi:
Il primo modulo permetteva il confronto tra l'immagine del volto ripreso con la banca dati già a disposizione
Il secondo modulo chiamato real-time, permetteva il confronto in tempo reale tra le immagini riprese con una lista di persone
sotto osservazione.
Questa seconda versione venne criticata perchè l'identificazione di una persona comportava il trattamento biometrico
di tutte le persone che circolavano in quel determinato spazio.
Quindi c'era il rischio che venisse utilizzato come strumento di sorveglianza e identificazione di massa.
In Russia, all'inizio della guerra con l'Ucraina, vennero usate delle telecamere per individuare i manifestanti pacifisti.
L'uso di queste tecnologie in paesi come la Russia è sempre più sfrenato perchè non esiste un regolamento che tuteli i dati personali.
In Europa grazie al regolamento generale sulla protezione di dati, emanato nel 2016, la situazione è un attimo migliore.
Ci sono però alcuni paesi, come l'Ungheria, che sono democratici ma vengono represse delle libertà e ci si sta avvicinando ad un totalitarismo.
Nel 2019 si è scoperto che queste innovazioni hanno un tasso di errore dell'81% e che senza una regolamentazione possono
reprimere il dissenso.
Una possibile soluzione potrebbe essere un trattato internazionale a cui si possa fare appello, ma soprattutto maggiore educazione
e formazione dei cittadini sui rischi dell'impiego delle tecnologie.
Diventa difficile tutelare un proprio diritto se non si hanno gli strumenti per farlo.
Come detto in precedenza, alcuni paesi come la Russia usano queste tecnologie in modo sempre più sfrenato perchè i paesi al di fuori dell'Unione Europea hanno meno tutela per quanto riguarda la privacy.
Al contrario, all'interno dell'Unione Europea sono previste più tutele nei confronti dei cittadini grazie alla carta di Nizza e al "generale data protection regulation".
Nel 2000 è stata proclamata la carta di Nizza che comprende i diritti fondamentali dell'Unione Europea.
L'articolo 7 e 8 di essa riguardano proprio la privacy.
Questi due articoli tutelano la privacy degli individui sia su internet sia nella vita reale.
Hanno ritenuto comunque necessario introdurre nel 2020 una "general data protection regulation" (GDPR) in risposta all'evoluzione di internet.
Questo regolamento si applica a chiunque abbia a che fare con i dati dei cittadini dell'Unione Europea e gli individui che trasgrediscono vengono sanzionati con multe salate.